PIETRO BADOGLIO: UNA CRONOLOGIA


PIETRO BADOGLIO nasce il 28 settembre 1871 a Grazzano Monferrato (allora in provincia di Alessandria). Frequenta la scuola elementare del paese; studia in seguito ad Asti e a Casale Monferrato. È destinato dalla famiglia a diventare medico.
1887 (febbraio): giunge in Italia la notizia del massacro di Dogali. Il giovane Badoglio, ginnasiale ad Asti, decide di intraprendere la carriera militare.
1888 (5 ottobre): entra nella prestigiosa R. Accademia di Artiglieria e Genio, a Torino
1890 (16 novembre): è nominato sottotenente di artiglieria.
1892 (7 agosto): è promosso tenente e destinato al 19° reggimento da campagna stanziato a Firenze, in distaccamento al gruppo di Livorno.
1896 (febbraio): parte per la campagna d'Eritrea e vi giunge dopo la disastrosa battaglia di Adua (1° marzo). Viene destinato al presidio interno di Addi Caieh e riceve il battesimo del fuoco nel corso di sporadici scontri con gli indigeni.
1898 (2 febbraio): rientra in Italia e viene ammesso alla Scuola di Guerra.
1902 (23 agosto): è diplomato alla Scuola di Guerra, classificandosi sesto su 41 candidati.
1903 (13 luglio): è promosso capitano d'artiglieria nel 12° da campagna stanziato a Capua.
Capitano nel 1903
Il capitano Pietro Badoglio (1903)
1904 (20 novembre): sposa la diciannovenne Sofia Valania, figlia di un colonnello dei Granatieri oriundo del Bergamasco, e di Luigia Dobrilla.
1905 (14 dicembre): transita nel Corpo di Stato Maggiore.
1911 (13 ottobre): è trasferito a Tripoli per la guerra contro l'Impero turco.
1911 (novembre): per il combattimento presso l'oasi di Henni riceve la medaglia di bronzo al valor militare.
1912 (30 giugno): è promosso maggiore per merito di guerra.
1912 (luglio): rientra in Italia ed è assegnato al 3° reggimento di artiglieria da fortezza stanziato a Roma (comandante di gruppo e direttore dei corsi per allievi ufficiali di complemento).
1915 (25 febbraio): è promosso tenente colonnello di stato maggiore (capo di S. M. del XX Corpo d'armata e sottocapo della II Armata, sul Carso).
1916 (25 maggio): è promosso colonnello (capo di S. M. del VI Corpo d'armata).
1916 (6 agosto): le truppe italiane conquistano il monte Sabotino.
sabot (27K)
Veduta del monte Sabotino
1916 (27 agosto): è promosso maggior generale per merito di guerra.
1916 (15 novembre): è destinato a comandare la Brigata Cuneo (7° e 8° Fanteria).
1917 (4 marzo): è nominato capo di S. M. della "zona di Gorizia", comandata dal generale Luigi Capello.
1917 (13 maggio): è nominato comandante del II Corpo d'armata, benchè rivesta soltanto il grado di maggior generale (comandante di Brigata).
1917 (14 giugno): è proposto per la promozione per merito di guerra e confermato nell'incarico del grado superiore (comandante di Corpo d'armata).
1917 (23 agosto): è promosso tenente generale per merito di guerra e inviato a comandare il XXVII Corpo d'armata sull'Isonzo, in sostituzione del generale Vanzo.
Generale di CdA
Badoglio con i gradi di generale di corpo d'armata
1917 (24 ottobre): l'esercito italiano è coinvolto nella ritirata di Caporetto. Nel 1919 la Commissione militare d'inchiesta escluderà (tra molte polemiche) responsabilità del generale Badoglio nella cosiddetta "disfatta", così come sostanzialmente riconfermato nel 1968 da uno studio dell'Ufficio storico dello Stato Maggiore dell'Esercito, nonostante i contrasti d'opinione manifestati in materia. È comunque assodato che, dato l'alto grado ricoperto, anche Badoglio ebbe una parte di responsabilità nell'accaduto.
1917 (30 ottobre): ottiene la medaglia d'argento al valor militare sul campo per avere sventato a San Daniele del Friuli una manovra d'aggiramento che il nemico aveva studiato nel corso della ritirata verso il Piave.
1917 (8 novembre): è nominato sottocapo di stato maggiore dell'esercito, insieme con il generale Gaetano Giardino, nativo di Montemagno; viene ad essere l'immediato collaboratore di Armando Diaz che ha sostituito Luigi Cadorna al Comando supremo.
1918 (15 giugno): impiegando opportunamente le artiglierie, porta le truppe italiane alla vittoria nella battaglia cosiddetta "del solstizio" che frustra le ultime speranze del nemico di superare la linea del Piave; i piani della battaglia sono stati studiati dal colonnello Ugo Cavallero.
1918 (29 giugno): è promosso al grado di generale d'Armata per merito di guerra.
1918 (24-30 ottobre): prende parte con le sue truppe alla battaglia finale di Vittorio Veneto, che segna la fine del conflitto.
1918 (3 novembre): è a capo della Commissione italiana incaricata di imporre le condizioni di armistizio al Comando austro-ungarico (a Villa Giusti, presso Padova).
1918 (6 novembre): è nominato cavaliere di gran croce dell'Ordine Militare di Savoia.
1919 (24 febbraio): è nominato senatore del Regno.
1919 (13 settembre): è nominato dal governo alto commissario militare straordinario per la Venezia Giulia, all'indomani dell'impresa fiumana di Gabriele D'Annunzio.
1919 (19 novembre): per merito di guerra è promosso generale d'esercito, il massimo grado della gerarchia militare del tempo.
1919 (24 novembre): è nominato capo di stato maggiore dell'esercito, succedendo ad Armando Diaz.
1920 (7-12 novembre): è consulente militare della delegazione italiana alla conferenza di pace che si tiene a Rapallo. Ottiene il lusinghiero ringraziamento del presidente Giolitti per i servizi resi alla Patria "in guerra e in pace".
1921 (3 febbraio): si dimette dalla carica di Capo di S.M. dell'esercito per contrasti con il potere politico; viene nominato membro del neocostituito Consiglio dell'Esercito.
1921 (marzo): è inviato in missione in Cirenaica per esaminare i problemi creati dalla setta integralista dei Senussiti: consiglia una politica di attesa e di misurata fermezza.
1921 (primavera): è inviato in missione in Romania per consegnare onorificenze al valor militare al re Ferdinando e alle città di Jassy, Galatz e Bucarest.
1921 (estate): si reca in visita di rappresentanza negli Stati Uniti, dove è acclamato dagli emigrati italiani: lo accompagna il colonnello Domenico Siciliani, suo ufficiale addetto.
Con Pershing
Badoglio incontra il generale Pershing (1921)
1922 (ottobre): nell'imminenza della "marcia su Roma" si dice convinto che il fascismo potrebbe essere liquidato in poche ore con l'intervento dell'esercito.
1923 (23 dicembre): è nominato ambasciatore plenipotenziario d'Italia in Brasile.
1925 (4 maggio): rientra in Italia ed è nominato capo di stato maggiore generale.
1926 (17 giugno): è promosso Maresciallo d'Italia.
1926 (novembre): è inviato per la seconda volta in Romania, dove si occupa di una controversia riguardante la regione contesa della Bessarabia.
1928 (12 giugno): è creato marchese del Sabotino.
1928 (18 dicembre): è nominato governatore unico della Tripolitania e Cirenaica (l'odierna Libia).
1929 (6 gennaio): è nominato cavaliere dell'Ordine Supremo della Santissima Annunziata, il più prestigioso ordine dinastico italiano, che conferisce all'insignito il rango di "cugino del Re".
1929-1933: procede alla riconquista delle zone interne delle due colonie, ancora sotto stretto controllo delle forze locali ostili all'occupazione italiana; spesso avalla i metodi cruenti del generale Rodolfo Graziani, vicegovernatore (migliaia di arabi sono deportati, molti altri giustiziati dopo processi sommari).
1933 (31 dicembre): cessa dalla carica di governatore: gli subentra Italo Balbo.
1935 (11 novembre): è alto commissario e comandante delle Forze armate italiane in Africa Orientale, succedendo al generale, poi maresciallo d'Italia, Emilio De Bono.
1936 (5 maggio): entra vittorioso in Addis Abeba, concludendo in sette mesi una guerra coloniale prevista lunga e difficile per asprezza del territorio, durezza del clima tropicale, combattività degli abissini.
Corrispondenti di guerra
In Etiopia con alcuni corrispondenti di guerra
1936 (9 maggio): è nominato vicerè di Etiopia e creato duca di Addis Abeba.
1937 (24 gennaio): la sezione casalese dell'Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra gli dona la vecchia casa natale, che egli fa restaurare per destinarla ad asilo infantile, intitolato alla madre Antonietta.
1937: si reca in visita di rappresentanza in Ungheria.
1937 (25 giugno): la moglie Sofia è nominata dal Patriarca di Gerusalemme dama di I classe dell'Ordine del S. Sepolcro; in questo periodo Sofia Badoglio presiede il Comitato per l'assistenza spirituale alle Forze armate e il Centro di cultura per gli operai di Roma, dove insegna anche il francese.
1937 (settembre): assiste alle grandi manovre dell'esercito tedesco in Germania, dove ha modo di incontrare Hitler.
1937 (1° novembre): è nominato presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche in sostituzione del defunto Guglielmo Marconi.
1938 (5 ottobre): festeggia il 50° anniversario di carriera militare a San Marzanotto d'Asti, nella villa donatagli dall'amministrazione provinciale di Asti dopo la conclusione vittoriosa della campagna in Africa Orientale.
1939 (aprile): Grazzano Monferrato diventa Grazzano Badoglio.
1939 (ottobre): segnala a Mussolini l'impreparazione militare italiana.
1939 (30 ottobre): inaugura la casa di riposo che accoglierà i vecchi di Grazzano; l'Istituto porterà il nome di Sofia Badoglio.
Visita a Grazzano
Badoglio e la moglie in visita a Grazzano (1937)
1940 (gennaio-maggio): sconsiglia in più occasioni l'intervento italiano nell'imminente conflitto.
1940 (24 giugno): presiede la Commissione d'armistizio con la Francia a Villa Incisa all'Olgiata, presso Roma.
1940 (4 dicembre): si dimette dalla carica di capo di stato maggiore generale per contrasti con Mussolini sulla condotta nella campagna contro la Grecia che egli aveva sconsigliato: gli succede Ugo Cavallero.
1941 (30 aprile): muore a Sebha, in Libia, per causa di servizio il figlio Paolo, tenente pilota di complemento.
1942 (19 novembre): muore la moglie Sofia: ai funerali, per disposizioni superiori, prendono parte pochissime rappresentanze ufficiali.
1943 (25 luglio): il Re lo nomina capo del Governo, dopo l'arresto di Benito Mussolini. Iniziano i cosiddetti "45 giorni", nei quali un gabinetto di tecnici deve gestire la transizione dal regime dittatoriale ad uno stato costituzionale, e condurre segretamente le trattative con gli angloamericani per giungere ad un armistizio.
1943 (8 settembre): annuncia via radio la fine delle ostilità contro gli angloamericani, in esecuzione del "corto armistizio" firmato a Cassibile (SR) il 3 settembre dal generale Giuseppe Castellano.
1943 (9 settembre): si trasferisce a Brindisi con i Sovrani e i ministri De Courten (Marina) e Sandalli (Aeronautica) per evitare che la cattura dei titolari della sovranità e del governo legittimo provochi l'estinzione dello Stato italiano per debellatio; il figlio Mario resta a Roma, dove agirà in clandestinità in favore delle organizzazioni militari di resistenza antitedesca.
1943 (29 settembre): viene ricevuto con gli onori militari sulla corazzata "Nelson" nel porto di Malta; firma il "lungo armistizio", particolarmente gravoso e vessatorio nei nostri confronti, e pone le basi per la cobelligeranza.
Armistizio lungo
Alla firma dell'"armistizio lungo" (29 settembre 1943)
1943 (13 ottobre): accogliendo la proposta di Badoglio, il re d'Italia dichiara guerra alla Germania. L'atto è depositato dall'ambasciatore d'Italia a Madrid nella sede dell'Ambasciata di Germania.
1943 (13 novembre): per allargare le basi e la collegialità del governo, con decreto legge si stabilisce che i ministri, rimasti a Roma ed impediti a raggiungere la capitale temporanea, vengano provvisoriamente sostituiti, anche per le deliberazioni di consiglio, dai sottosegretari, tutti scelti tra alte personalità, residenti nei territori rimasti sotto la sovranità italiana. Si forma così il "governo dei sottosegretari", che deve affrontare gravi problemi di ordine pubblico, economico-sociali, finanziari, militari, superando le diffidenze degli angloamericani.
1944 (11 febbraio): il governo si sposta a Salerno e la sovranità italiana è ripristinata in tutte le province, sino alla latitudine Salerno-Foggia. Considerata definitiva l'impossibilità dei ministri rimasti a Roma di raggiungere i territori liberati, se ne dichiara la decadenza dall'ufficio per ragioni di forza maggiore. La massima parte dei sottosegretari è promossa ministro. Vengono nominati altri sottosegretari con le funzioni istituzionali del loro ufficio nei diversi dicasteri, così ripristinando la normale struttura del Governo. Nel frattempo si ricostituiscono alcune unità del Regio Esercito: il I Raggruppamento Motorizzato (a livello di brigata), il Corpo Italiano di Liberazione (a livello di corpo d'armata di due divisioni più i supporti) e i sei Gruppi di Combattimento (a livello di armata di sei divisioni), oltre a otto divisioni ausiliarie con compiti logistici. Fra i primi fatti d'arme cui prende parte con valore il ricostituito esercito regolare si segnalano sull'Appennino meridionale la battaglia di Montelungo e quella di Monte Marrone all'estremità orientale della "linea Gustav" (Montecassino).
1944 (22 aprile): costituisce il nuovo governo democratico, al quale partecipano i rappresentanti dei partiti del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN): democristiano, socialista, comunista, liberale, demolaburista, repubblicano. È la cosiddetta "svolta di Salerno". Badoglio mantiene la Presidenza del Consiglio e il ministero degli Esteri. Gli altri ministeri, ad eccezione di quelli militari, sono affidati a politici, e non più a tecnici. Vengono nominati ministri senza portafoglio Benedetto Croce (liberale), Palmiro Togliatti (comunista), Mancini (socialista), Carlo Sforza (repubblicano), Giulio Rodinò (democristiano).
Il governo di Salerno
Insediamento del secondo governo Badoglio (22 aprile 1944)
1944 (4 giugno): Badoglio e l'intero Governo si dimettono, secondo la prassi costituzionale, in conseguenza del trasferimento dei poteri sovrani da Vittorio Emanuele III (che mantiene comunque il titolo, ma non i poteri, di Re) al figlio Umberto che assume il titolo di Luogotenente generale del Regno con le funzioni di Capo effettivo dello Stato. In mancanza di un Parlamento, il Luogotenente rinvia il Presidente del Consiglio alla riunione dei partiti del CLN per la conferma della fiducia dei rappresentanti politici.
1944 (7 giugno): si dimette, dopo la dichiarazione dei partiti del CLN, i quali, pur ringraziandolo per l'opera svolta, affermano che in un regime democratico il governo deve essere composto da uomini politici. Badoglio risponde che sino a quel momento tutto il peso delle responsabilità era gravato su di lui. Churchill, che fino all'ultimo aveva perorato la causa della riconferma del Maresciallo a Capo del governo, gli invia uno stringato messaggio di ringraziamento per l'opera svolta in nove mesi di attività politica. Gli succede Ivanoe Bonomi, esponente del liberalismo prefascista.
1944 (fine giugno): si ritira a Cava dei Tirreni con la nuora Giuliana Rota di San Vito e i nipotini che gli sono di conforto nell'assenza momentanea del figlio Mario, catturato dai nazisti, deportato in Germania e rinchiuso nel campo di concentramento di Mauthausen e poi trasferito a Dachau.
1944 (giugno-luglio): scrive il libro "L'Italia nella seconda guerra mondiale", pubblicato poi da Mondadori.
1945 (25 settembre): è inquisito con i due terzi dei senatori dall'Alta Corte di Giustizia per avere approvato molte leggi che avevano consolidato la dittatura fascista.
1946 (30 marzo): viene dichiarato decaduto dalla carica di Senatore del Regno, così come la quasi totalità dei componenti dell'assemblea vitalizia.
85_anni
La festa per gli 85 anni (28 settembre 1956)
1947 (27 marzo): è collocato nella riserva con gli altri Marescialli d'Italia superstiti.
1948: la Corte di Cassazione annulla la decadenza dalla carica di senatore.
1953 (10 febbraio): muore il figlio Mario per i postumi della prigionia.
PIETRO BADOGLIO muore a Grazzano per un attacco di asma cardiaca il 1° novembre 1956. I funerali si svolgono il 3 novembre, anniversario della firma dell'armistizio di Villa Giusti, con la partecipazione di (pochi) rappresentanti del Governo, delle Autorità e con tutti gli onori militari: partecipano, tra gli altri, rappresentanze in armi del 21° Reggimento fanteria "Cremona" e del 52° Reggimento artiglieria "Torino"; sottotenenti d'artiglieria della Scuola d'Applicazione di Torino e grazzanesi reduci d'Africa si alternano nel portare il feretro a spalla. Presiede la cerimonia religiosa il vescovo di Casale Monferrato, monsignor Giuseppe Angrisani.
Funerali
In chiesa durante i funerali (3 novembre 1956)

Alcuni documenti

Il testamento spirituale di Pietro Badoglio
Lo stato di servizio del Maresciallo Badoglio
La voce "Badoglio, Pietro" sul "Dizionario biografico degli Italiani" (aut. Piero Pieri)
La voce "Badoglio, Pietro" sull'Enciclopedia Italiana Treccani